Le nuove regole di perequazione per il 2025
Il sistema di rivalutazione delle pensioni, volto a preservare il potere d’acquisto dei pensionati, si evolve costantemente per adattarsi ai cambiamenti economici e normativi.
Per il 2025, sulla base del Decreto Ministeriale del 15 novembre 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 278 del 27 novembre 2024, emergono modifiche significative, sia nelle percentuali di adeguamento che nei criteri di applicazione, con un impatto diretto sugli importi percepiti.
Perequazione 2024: le regole principali
Nel 2024, il tasso di inflazione definitivo è stato fissato al 5,4%, con un sistema di rivalutazione articolato in scaglioni percentuali, applicati sull’intero importo della pensione:
- 100% dell’inflazione per pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
Percentuali decrescenti per fasce superiori:
- 85% tra 4 e 5 volte il minimo;
- 54% tra 5 e 6 volte il minimo;
- 47% tra 6 e 8 volte il minimo;
- 37% tra 8 e 10 volte il minimo;
- 22% oltre 10 volte il minimo.
Per i pensionati con trattamenti adeguati al minimo, è stata introdotta una supervalutazione straordinaria del 2,7%, portando l’importo minimo effettivo a €614,77 mensili. Perequazione 2025: novità e conferme – Per il 2025, il meccanismo di perequazione subisce alcune modifiche ed è stabilito un tasso di rivalutazione dello 0,8%, pertanto il trattamento minimo ordinario passa a €603,40 (+0,8%). Grazie a una supervalutazione straordinaria del 2,2%, le pensioni adeguate al minimo salgono a €616,67, garantendo un incremento di circa 2 euro rispetto al 2024.
Cambiano le percentuali di applicazione della perequazione; in particolare, la rivalutazione, integrale o ridotta, non è applicata sull’intero importo della pensione, ma per fasce, con un meccanismo simile a quello degli scaglioni Irpef: 100% dell’inflazione sull’importo della pensione fino a 4 volte il trattamento minimo; 90% tra 4 e 5 volte il trattamento minimo; 75% oltre 5 volte il trattamento minimo.
Si tratta di un sistema più vantaggioso di quello attuale per gli assegni superiori a quattro volte il minimo, anche se, poiché l’indice inflazionistico è piuttosto basso, il guadagno è limitato. Ad esempio, una pensione mensile di 3.000 euro lordi salirà a poco più di 3.023 euro, mentre con le regole attuali diventerebbe pari a 3.012 euro.
Esclusione per residenti all’estero
Per il 2025, l’attuale versione della legge di Bilancio, in corso di approvazione, non prevede alcuna rivalutazione per le pensioni dei residenti all’estero se superiori al minimo. Se la pensione supera il trattamento minimo ma risulta inferiore alla somma di trattamento minimo più l’aumento per perequazione, è riconosciuto l’adeguamento sino a concorrenza dell’importo del trattamento minimo sommato alla maggiorazione per perequazione. In parole semplici, l’adeguamento all’inflazione è riconosciuto.